Presentato a Milano un documento di consenso multidisciplinare nato per affrontare un problema che interessa fino al 60% dei pazienti
Sei persone su dieci con malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) non seguono le indicazioni terapeutiche del medico. Per paura, per scarsa conoscenza, per mancanza di fiducia o perché, appena vedono i primi miglioramenti, decidono in autonomia di sospendere la cura. E in molti casi, di tutto questo, al medico non dicono nulla. Migliorare l'aderenza terapeutica dei pazienti rappresenta oggi una delle sfide più urgenti nell’ambito delle MICI. È con questo obiettivo che è stato recentemente presentato a Milano il documento di consenso "Therapeutic adherence in inflammatory bowel disease: user guide from a multidisciplinary modified Delphi consensus", una guida pratica che fornisce 12 raccomandazioni validate, rivolte a clinici e pazienti, realizzata con il supporto non condizionante di Ferring Italia.
Dalla definizione di paziente aderente al ruolo del supporto psicologico, dall’identificazione dei pazienti più vulnerabili alla semplificazione delle terapie, passando per un monitoraggio continuo e una migliore comunicazione medico-paziente, le raccomandazioni hanno tutte un taglio molto pratico; inoltre, primo caso per un documento del genere, sono state realizzate con il coinvolgimento attivo dei pazienti.
LE MICI
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), note anche con l'acronimo inglese IBD (Inflammatory Bowel Disease), comprendono un gruppo di patologie caratterizzate da un'infiammazione cronica del tratto gastrointestinale che si manifesta con un andamento altalenante, tra fasi di remissione e periodi di riacutizzazione. Le due principali forme sono la colite ulcerosa, che interessa la mucosa dell'intestino crasso a partire dal retto, e la malattia di Crohn, che può coinvolgere con distribuzione segmentaria qualsiasi tratto del sistema gastrointestinale. In Italia le MICI colpiscono circa 250.000 persone, con un'incidenza di 10-15 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all'anno, e con un trend preoccupante che ha visto aumentare le diagnosi di circa 20 volte negli ultimi dieci anni, con proiezioni di un ulteriore incremento del 30-40% nei prossimi dieci anni.
L'aderenza terapeutica è un aspetto cruciale nella gestione delle MICI, poiché incide direttamente sugli esiti clinici e sulla qualità della vita dei pazienti: queste patologie ad andamento cronico-recidivante richiedono, infatti, una gestione multidisciplinare e personalizzata per controllare l'infiammazione e prevenire le complicanze. Si stima che i tassi di non aderenza alla terapia nei pazienti con MICI oscillino tra il 30% e il 60%, e che la scarsa aderenza alle terapie, nel 30-45% dei pazienti, aumenti di 5 volte il rischio di riacutizzazione della malattia. Inoltre, il 40-50% dei pazienti con MICI è in politerapia, fattore che aumenta del 30-50% il rischio di non aderenza, per la complessità del trattamento e per gli effetti collaterali.
IL METODO DELPHI: UN APPROCCIO RIGOROSO E PARTECIPATIVO
Per sviluppare le raccomandazioni presentate a Milano è stato utilizzato il metodo Delphi modificato, un processo strutturato che garantisce il raggiungimento di un consenso scientifico robusto. Il progetto, iniziato a novembre 2023, ha coinvolto un Comitato Scientifico multidisciplinare composto da 10 membri: 8 gastroenterologi esperti in MICI, uno psicologo specializzato nell'aderenza terapeutica e nella comunicazione medico-paziente e il Direttore Generale dell'associazione di pazienti AMICI Italia.
Il processo si è articolato in diverse fasi: validazione di un questionario per pazienti gestito da AMICI, revisione sistematica della letteratura scientifica e, infine, due turni di votazione che hanno coinvolto 33 esperti italiani di MICI. Le raccomandazioni approvate sono quelle che hanno ottenuto un punteggio medio uguale o superiore a 7 su una scala da 1 a 9 punti, garantendo così un elevato livello di consenso scientifico.
LE CATEGORIE PIÙ A RISCHIO
L'indagine condotta su 823 pazienti italiani con MICI ha identificato specifici profili vulnerabili: anziani e fragili, pazienti senza supporto di caregiver, giovani con diagnosi recente, persone in politerapia e coloro che vivono situazioni di isolamento sociale. L'età avanzata, la fragilità fisica e la mancanza di una rete di supporto rappresentano fattori chiave che compromettono la capacità di gestire regimi terapeutici complessi.
"Dietro ogni terapia ci sono storie di vita, scelte quotidiane, sfide silenziose", ha dichiarato Salvo Leone, Direttore Generale di AMICI Italia. "I pazienti ci raccontano quanto possa essere complesso seguire una cura in modo continuativo, soprattutto quando si è soli, anziani o alle prese con più patologie. Non è solo una questione clinica, ma profondamente umana: aderire a una terapia significa credere in un futuro possibile, sentirsi accompagnati, avere fiducia."
LE STRATEGIE CHE FUNZIONANO
I dati raccolti hanno permesso di identificare approcci efficaci per migliorare l'aderenza terapeutica:
- i pazienti con MICI che ricevono supporto psicologico presentano un'aderenza fino al 30% più elevata e una riduzione delle riacutizzazioni pari al 40% rispetto a coloro che non ricevono tale supporto;
- in merito ai farmaci, circa il 60% dei pazienti ha riferito che una somministrazione orale una volta al giorno sarebbe molto utile per migliorare la propria aderenza alla terapia;
- approcci di cura personalizzati, compreso il processo decisionale condiviso, sono stati associati a un miglioramento del 30-50% dell'aderenza al trattamento nelle MICI;
- le associazioni di pazienti offrono supporto tra pari, favorendo un miglioramento dell'aderenza fino al 15-30% grazie a maggiori comprensione, motivazione e coinvolgimento.
LE 12 RACCOMANDAZIONI DEL DOCUMENTO DI CONSENSO
Le 12 raccomandazioni validate dal panel di esperti si articolano in tre aree principali.
1) Definizione, rilevanza e impatto dell'aderenza terapeutica nelle MICI
1. Sebbene non esista un limite preciso tra aderenza e non aderenza, l'assunzione dell'80% della terapia può ragionevolmente definire un paziente aderente.
2. L'aderenza alla terapia è influenzata dal comportamento dei pazienti, dai loro stili di vita, dalla loro consapevolezza e dal coinvolgimento degli operatori sanitari e dei sistemi sanitari.
3. La mancata aderenza ai trattamenti prescritti per le MICI è correlata a un aumento del rischio di riacutizzazioni e progressione di malattia, a un peggioramento della qualità di vita e a un incremento dell'utilizzo delle risorse del servizio sanitario.
4. L'aderenza ai farmaci è essenziale per massimizzare l'efficacia delle terapie convenzionali e avanzate nei pazienti con MICI.
2) Identificazione dei pazienti a rischio di non aderenza
5. I principali fattori di non aderenza includono la giovane età, il sesso maschile, l'assenza di una relazione stabile, la diagnosi recente di MICI, la paura degli effetti collaterali e/o un regime terapeutico complesso.
6. Ulteriori fattori di rischio per la non aderenza nei pazienti con MICI sono i problemi relazionali, le disfunzioni sessuali, le comorbidità psicopatologiche, il livello di istruzione e l'elevata complessità lavorativa.
7. Tra i pazienti affetti da MICI, quelli anziani e/o fragili, non autosufficienti, in politerapia o privi del supporto di un caregiver, sono particolarmente a rischio di non aderenza.
3) Strategie e approcci concreti per migliorare l'aderenza
8. Nei pazienti con MICI, i regimi di trattamento semplificati, personalizzati e monitorati dal paziente sono associati a una maggiore aderenza.
9. Considerando che l'aderenza è parte integrante del trattamento, si raccomanda agli operatori sanitari di valutare l'aderenza durante il follow-up clinico e di promuovere il supporto al paziente.
10. Le strategie di successo per migliorare l'aderenza ai farmaci nei pazienti con MICI comprendono l'educazione e la consulenza, con l'obiettivo di responsabilizzare i pazienti affinché comprendano il proprio regime terapeutico, la sua necessità e i benefici associati.
11. Per promuovere l'aderenza, i medici dovrebbero adattare il loro approccio comunicativo in base all'età del paziente e ad altre caratteristiche.
12. Gli strumenti tecnologici possono essere utili per massimizzare l'aderenza nei pazienti con MICI.
L'IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE
"Il comportamento del paziente, il suo stile di vita e la percezione soggettiva della malattia rappresentano elementi chiave nel percorso terapeutico", ha spiegato il dottor David Lazzari, Direttore UOC Psicologia dell'Azienda Ospedaliera di Terni, Past President del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi. "Per questo motivo, il medico non può limitarsi a prescrivere cure, ma deve costruire, insieme col team sanitario, un'alleanza terapeutica fondata sull'ascolto attivo, sull'empatia e su una comunicazione personalizzata."
"La scarsa aderenza terapeutica è un problema spesso sottovalutato, ma con conseguenze cliniche e sociali estremamente rilevanti", ha aggiunto il prof. Alessandro Armuzzi, Responsabile dell'Unità Operativa Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali dell'IRCCS Istituto Clinico Humanitas. "È strettamente correlata alla progressione della malattia, all'aumento delle riacutizzazioni e, di conseguenza, a un peggioramento significativo della qualità della vita dei pazienti."
L'IMPEGNO DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA
"L'aderenza è una delle grandi sfide nella gestione delle patologie croniche, in particolare nelle malattie infiammatorie croniche intestinali", ha dichiarato Tommaso Salanitri, Direttore Medico di Ferring Italia. "Questo documento di consenso rappresenta un passo avanti importante verso un modello di cura più centrato sul paziente, più efficace per i clinici e più sostenibile per il sistema sanitario. L'aderenza non può essere lasciata al caso: va sostenuta con strumenti, semplificazione terapeutica e una comunicazione efficace."
L’ADERENZA TERAPEUTICA NON È SOLO UNA RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE
Il documento di consenso sottolinea come l'aderenza terapeutica non possa essere considerata una mera questione di responsabilità individuale, ma rappresenti il risultato dell'interazione complessa tra pazienti, ambiente e sistema sanitario. L'approccio multidisciplinare proposto rappresenta un cambio di paradigma nella gestione delle MICI, ponendo al centro non solo l'efficacia del farmaco, ma l'intera esperienza del paziente nel suo percorso di cura. Le 12 raccomandazioni rappresentano quindi uno strumento concreto per orientare le scelte cliniche quotidiane, costruendo percorsi terapeutici più sostenibili e personalizzati, dove l'alleanza tra medico e paziente diventa il fondamento di ogni cura efficace.
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