Effetti del dumping contrattuale sull’economia | Confcommercio - Format Research

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Indagine Confcommercio sugli effetti del dumping contrattuale per le imprese del terziario e del turismo. Oltre 200 accordi sottoscritti da sigle minori tagliano salari e tutele. Sangalli: “I lavoratori delle nostre imprese sono un patrimonio di competenza e professionalità”. Barbieri: “Così si penalizzano le imprese corrette e si indebolisce la crescita”.

Consistenza, tipologie ed effetti del dumping contrattuale sull’economia, sui lavoratori e sulle imprese del terziario e del turismo, con un confronto con Francia e Germania e le proposte di Confcommercio: sono questi i principali temi che sono stati al centro di una nuova analisi realizzata da Confcommercio, che per la prima volta ha offerto un quadro dettagliato sul fenomeno del dumping contrattuale e dei cosiddetti “contratti pirata”. Lo studio è stato presentato nel corso di una conferenza stampa, alla quale sono intervenuti il segretario generale di Confcommercio, Marco Barbieri, il Responsabile per le Politiche del lavoro e del Welfare, Guido Lazzarelli, e il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella.

Sangalli: “Sempre impegnati a garantire regole eque e prospettive di crescita”

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che “come Confcommercio teniamo al benessere e alla qualità del lavoro e della vita dei lavoratori delle nostre imprese, perché questi sono il nostro vero patrimonio di competenze e professionalità e una risorsa fondamentale per innovazione e produttività nel terziario di mercato. Per questo siamo costantemente impegnati a garantire regole eque, tutele solide e prospettive di crescita per chi ogni giorno contribuisce allo sviluppo dei nostri settori. Da sempre, infatti, sottoscriviamo contratti innovativi e moderni che anticipano le esigenze dei lavoratori coniugandole con quelle delle imprese”.

Oggi, però, guardiamo con forte preoccupazione – ha sottolineato Sangalli – al cosiddetto dumping contrattuale, un fenomeno che sta assumendo proporzioni sempre maggiori, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, che mina le regole della concorrenza, svaluta il lavoro e crea disparità tra imprese e tra lavoratori. C’è, dunque, bisogno di rafforzare la collaborazione con i sindacati, ma soprattutto di una maggiore attenzione da parte del Governo a cui chiediamo un impegno concreto per impedire l’applicazione di contratti sottocosto”. “Come Confcommercio – ha concluso Sangalli – facciamo alcune proposte tra cui, in particolare: comunicazioni obbligatorie a tutte le sedi istituzionali del contratto applicato, certificazione della rappresentatività, potenziamento degli strumenti di vigilanza e monitoraggio, rafforzamento della bilateralità come strumento di certificazione della qualità contrattuale. Solo così si può garantire tutela del lavoro e competitività del sistema”.

Barbieri: “Il nostro è un contratto innovativo che tutela lavoratori e imprese”

Il Segretario Generale di Confcommercio, Marco Barbieri, ha introdotto la conferenza stampa dell’analisi di Confcommercio sul dumping contrattuale nel terziario e nel turismo. “La situazione geopolitica non è delle migliori e la domanda interna è in difficoltà – ha detto Barbieri – ma il dato certa è che l’economia di questo paese viene trainata dalle imprese del terziario”.

“Il Ccnl che noi sottoscriviamo e altri contratti come quello del turismo sono contratti modello che riguardano cinque milioni di lavoratori. Un contratto modello e innovativo che ha sviluppato tematiche importanti sulla bilateralità e del quale beneficiano imprese e lavoratori”. Secondo Barbieri, “mettere in difficoltà una contrattazione collettiva come questa significa mettere in difficoltà il paese e la sua colonna portante che sono le piccole e medie imprese e più in generale si penalizzano i consumatori che non riescono a rilanciare la domanda”.

Il dumping contrattuale nel terziario e nel turismo

In Italia la giungla dei contratti collettivi continua a crescere e a pesare sulla qualità dell’occupazione. Secondo un rapporto curato da Michele Faioli per conto di Confcommercio, basato sui dati del CNEL e presentato a settembre 2025 e presentato dal responsabile per le politiche del lavoro e del welfare, Guido Lazzarelli, i contratti nazionali depositati sono oltre 1.000, ma solo una parte è firmata da organizzazioni realmente rappresentative. Il quadro diventa particolarmente critico nei settori del terziario e del turismo, dove si contano più di 250 CCNL.

La stragrande maggioranza dei lavoratori è però coperta da pochi contratti principali, in primis il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi di Confcommercio, che riguarda circa 2,5 milioni di addetti ed è oggi il più applicato in Italia. Accanto a questi, proliferano i cosiddetti “contratti pirata”: oltre 200, firmati da sigle minoritarie, che coinvolgono circa 160mila dipendenti e 21mila aziende. Tra i più diffusi figurano quelli ANPIT (con oltre 90mila lavoratori coinvolti) e il contratto CNAI. Un fenomeno che si concentra soprattutto tra microimprese e cooperative e che trova terreno fertile nel Mezzogiorno, nelle aree più fragili dal punto di vista economico. La logica dei contratti pirata è chiara: tagliare i costi riducendo i diritti.

Rispetto al contratto Confcommercio, un dipendente può arrivare a perdere fino a 8mila euro lordi l’anno. Inoltre, indennità e welfare integrativo sono quasi inesistenti, gli orari sono più lunghi e meno regolamentati, e le coperture per malattia o infortunio si fermano al 20-25% contro il 100% garantito dai contratti di maggior peso. Questo dumping contrattuale non solo penalizza i lavoratori, ma innesca anche una concorrenza sleale tra imprese, minando la produttività e frenando la crescita del Paese.

Il confronto con Francia e Germania

Il confronto con Germania e Francia è impietoso. A Berlino vige la “Tarifautonomie”, con criteri stringenti di rappresentatività e meccanismi di estensione erga omnes dei contratti, che impediscono il ribasso competitivo.
A Parigi il sistema è ancora più centralizzato: solo i contratti firmati da organizzazioni che rappresentano almeno il 50% dei lavoratori hanno validità, sotto il controllo del ministero, e possono essere estesi a tutto il settore tramite decreto. In Italia, invece, manca una regola per misurare la rappresentatività e un meccanismo che renda i contratti validi per tutti. Questo vuoto normativo consente la proliferazione dei contratti pirata, che diventano così uno strumento di competizione sul costo del lavoro.

Le proposte di Confcommercio

Per Confcommercio il problema non può più essere rinviato. L’associazione indica alcune priorità:

  • Rafforzare il criterio del contratto più protettivo, superando la logica della soglia minima, soprattutto nel nuovo Codice degli Appalti.
  • Introdurre un sistema di misurazione della rappresentatività di sindacati e associazioni datoriali, certificato da enti terzi come CNEL e INPS.
  • Delimitare i perimetri contrattuali attraverso un dialogo strutturato, legando il CCNL al codice Ateco dell’impresa.
  • Potenziare la vigilanza con un “indice di qualità contrattuale” e strumenti comparativi per supportare gli ispettori del lavoro.
  • Rendere obbligatoria l’indicazione del codice unico alfanumerico del CCNL in tutti i contratti individuali e nelle banche dati pubbliche, per garantire tracciabilità.
  • Rafforzare la bilateralità come certificazione di qualità, valorizzando gli enti che offrono welfare contrattuale aggiuntivo.

Nell’ultima parte della conferenza stampa, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha presentato un’indagine sulle Differenze monetarie e non monetarie tra il CCNL Confcommercio e i contratti meno tutelanti. Bella ha sottolineato che mediamente un lavoratore con un contratto “meno tutelante” può perdere oltre 12.200 euro all’anno.

Con la dicitura «Confcommercio» si fa riferimento ai seguenti quattro contratti collettivi: Terziario, Distribuzione e Servizi; Pubblici Esercizi, Ristorazione Collettiva e Commerciale e Turismo; aziende del settore Turismo; dirigenti di aziende del Terziario, della distribuzione e dei servizi.

Ugo Da Milano

Effetti del dumping contrattuale (foto da Unsplash)
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