I dati diffusi oggi dall’ISTAT sulla spesa per consumi delle famiglie italiane nel 2024, che indicano una spesa media mensile stabile a 2.755 euro, rappresentano un quadro tutt’altro che rassicurante e confermano l’erosione del potere d’acquisto delle persone.

Come affermiamo ormai da troppo tempo, le famiglie stanno spendendo di più per ricevere meno, con una contrazione della spesa che ci preoccupa fortemente. L’allarme più significativo riguarda la spesa alimentare: circa un terzo delle famiglie (31,1%) è costretto a tagliare sul cibo. Ciò rappresenta un segnale drammatico di profondo disagio sociale che non può essere ignorato. Non si tratta di rinunce al superfluo, ma di limitazioni su beni essenziali e di prima necessità, soprattutto per le famiglie a basso reddito. Gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari, ininterrotti dal 2018 e con un picco negli ultimi tre anni, non accennano a diminuire, aumentando le disuguaglianze sociali.

Questa dinamica colpisce in modo particolare le famiglie a reddito medio-basso e quelle numerose. Tale difficoltà è amplificata dalle profonde differenze territoriali, come dimostra l’ampio divario di spesa tra realtà regionali come l’Alto Adige/Bolzano (3.584 euro) e la Puglia (con una spesa di 2.000 euro).

Bisogna intervenire già nella prossima Legge di Bilancio con misure concrete e strutturali per il sostegno del potere d’acquisto e contro il caro-vita. È indispensabile intervenire su un fisco che continua a colpire i soliti noti. Servono inoltre riduzioni dell’IVA e dei costi sui beni essenziali, insieme a misure per l’aumento dei redditi, così da rafforzare il potere d’acquisto.