Di Daniela Borgo, Presidente APNEC Educatrice cinofila esperta nell’area comportamentale
I cani hanno un mondo comunicativo articolato e affascinante; riuscire a comprenderlo può aiutarci a capirli meglio e farci entrare maggiormente in sintonia con loro. La comunicazione interspecifica dei cani è principalmente olfattiva, la cui complessità è a noi preclusa, ma utilizzano anche la comunicazione visiva, vocale e tattile.
Per quanto riguarda la comunicazione visiva, i cani sono molto abili a leggere la postura e i movimenti degli altri, anche quelli quasi impercettibili. Sono quindi molto attenti ai movimenti della coda, delle orecchie, degli occhi e alla postura generale del corpo.
Nella comunicazione vocale utilizzano principalmente l’abbaio, il ringhio, l’uggiolio, il guaito e l’ululato.
Per quanto riguarda la comunicazione umana, questa si può distinguere principalmente in verbale, paraverbale e metaverbale. La verbale riguarda l’utilizzo delle parole, la paraverbale il modo in cui moduliamo la voce (con differenze di timbro, tono, volume e velocità), la metaverbale è composta dalla posizione e dai movimenti del corpo, dalla mimica del viso e dagli atteggiamenti. Noi principalmente utilizziamo e prestiamo maggiore attenzione alla comunicazione verbale, in secondo luogo alla modulazione della voce ed infine registriamo più che altro a livello inconscio la comunicazione posturale (se non per i gesti più evidenti).
Per i cani invece è vero l’esatto opposto: in prima istanza sono attenti alla comunicazione metaverbale, quindi alla paraverbale ed infine alla verbale. Facile comprendere come spesso gli esseri umani fatichino a comprendere e “parlare” correttamente con i propri amici a quattro zampe! È quindi di fondamentale importanza imparare a leggere correttamente le posture e gli atteggiamenti dei nostri amici a quattro zampe e, nel contempo, imparare a fare attenzione ai nostri movimenti per comunicare più chiaramente con loro.
In particolare i cani utilizzano i cosiddetti segnali calmanti (Calming Signals), che sono stati descritti, studiati e codificati da Turid Rugas, fondatrice e direttrice del Centro di Educazione Cinofila di Oslo, alla fine degli anni Ottanta.
I segnali calmanti servono principalmente a ritualizzare, al fine di pacificare e tranquillizzare gli altri membri del branco ed evitare quindi scontri o tensioni.
I cani li hanno ereditati dal loro antenato, il lupo, un animale altamente sociale la cui vita nel branco è regolata da un elaborato sistema di comunicazione che mira a evitare di sprecare energie in liti o, ancora peggio, a portare a ferimenti. Questo infatti andrebbe a discapito della sopravvivenza stessa del gruppo. Se osserviamo attentamente i nostri cani possiamo vedere come li usino naturalmente tra di loro, in rapida successione e con notevole capacità. Li cominciano ad utilizzare fin da cuccioli, alcuni cani li utilizzano tutti e altri solo alcuni, ma tutti li sanno comprendere ed emettere molto efficacemente.
Tra i più conosciuti ci sono socchiudere gli occhi, distogliere lo sguardo, girare la testa, curvare, immobilizzarsi, movimenti lenti, interporsi.
Sarà affascinante osservare i cani mentre li utilizzano nei loro incontri. Un esempio classico è quando i cani sconosciuti si incontrano: per non essere considerati minacciosi, in genere curvano ed evitano lo sguardo diretto.
Lo stesso possiamo fare noi, evitando di approcciarci in maniera sgarbata e che potrebbe essere interpretata come minacciosa a un cane che non conosciamo. La buona notizia è infatti che anche noi umani possiamo utilizzarli per comunicare meglio con loro e modulare i nostri comportamenti quando i cani li emettono nei nostri confronti. In questo caso è probabile che ci siamo agitati troppo, abbiamo alzato troppo la voce o non stiamo comunicando in maniera a loro comprensibile.
Un educatore cinofilo potrà essere di aiuto per imparare a leggere e comunicare nella maniera migliore con il nostro amico a quattro zampe e rendere la vita insieme a lui un’avventura ancora più affascinante.