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Una giornata più o meno comune a Parigi
Giovedì 13 novembre 2025
Ore 8:58, la metro 12 è sospesa tutta la settimana per lavori. L’app annuncia una perturbazione del traffico sulla linea 8, l’unica altra metro che mi permette di arrivare in facoltà. Raggiungo comunque la fermata, allettata dalla promessa di una ripresa intorno alle nove.
Davanti al binario attende una piccola folla di lavoratrici e lavoratori, ma siamo al capolinea quindi la metro arriva vuota e c’è spazio per tutti quanti. Non riesco a conquistare un posto a sedere, resto in piedi accanto a uno dei sostegni. La metro si accende e spegne un paio di volte, poi finalmente parte. Passiamo le prime due fermate quasi indenni, alla terza sale un’altra discreta folla che si aggiunge a quella già a bordo. Sono costretta a togliere lo zaino e tenerlo ai piedi per non urtare le altre persone. Il sostegno è ormai troppo lontano, ma siamo abbastanza compressi da poterci reggere solo per vicinanza dei corpi. Intorno a me, un ragazzo e una ragazza leggono dai loro rispettivi tascabili, lui un giallo e lei un romanzo di Virginie Grimaldi, autrice molto amata in Francia; una ragazza accanto scorre un’app di acquisti online in cerca di un nuovo comodino per la camera, sbircio incuriosita il suo schermo per sapere quale sceglierà. La voce di Joni Mitchell risuona nei miei auricolari, è calda e accogliente e mi trasporta lontano, verso colline e praterie, dando sfogo alla mia voglia momentanea di fuggire.
Passiamo un’altra fermata, la metro scorre davanti alla banchina de La Motte-Piquet-Grenelle. La vista è spaventosa: un’orda di passeggeri invade la banchina, quando la metro si ferma sono pronta a scommettere che non riusciranno ad entrare, siamo già troppi. E invece premono e spingono, finché da scatola di sardine diventiamo scatola di fiammiferi, così compressi da poterci respirare l’un l’altro. Le porte provano a chiudersi ma sbattono sui corpi, ci vogliono diversi tentativi perché i fiammiferi riescano a incastrarsi abbastanza bene da permettere la chiusura.
Chiedo scusa con lo sguardo al ragazzo dietro di me, al quale pesto i piedi quando la metro riparte. La donna che ho accanto tiene una grande borsa sulla spalla anche se deve sapere che è considerato scortese in situazioni come questa; guarda un programma tv dal suo cellulare e non se ne cura, il bordo della sua borsa mi rimbalza sul fianco al ritmo dei sobbalzi della metro. I lettori hanno dovuto ritirare i libri, non c’è più lo spazio per tenerli aperti. Tutti indossano gli auricolari, unici alleati rimasti per potersi estraniare dalla promiscuità obbligata di questo viaggio. L’album che stavo ascoltando finisce, la voce di Joni Mitchell si interrompe. Non ho lo spazio per estrarre il cellulare e selezionare un altro album né per togliere gli auricolari ormai inutili, resto compressa nel mio microcosmo ascoltando il respiro della gente attutito dalle cuffie.
Davanti a me, una ragazza muove lentamente la testa al ritmo della musica, invidio il suo sorriso, il suo sguardo che vaga lontano trasportato dalle note. Ammazzo il tempo osservando lei e le persone che ci stanno intorno, trattenendo la voglia di mettermi ad urlare quando la borsa della donna accanto a me mi rimbalza addosso per l’ennesima volta. Respiro aria già respirata, socchiudo gli occhi e conto le fermate che mi separano all’arrivo. Una, due, tre… sette. Apro gli occhi e mi lancio verso le porte, creando un tunnel tra la gente a suon di “pardon” affaticati. La banchina è un’isola conquistata con un sospiro di sollievo, il sole che mi accoglie all’uscita dalla fermata una carezza agognata.
Parigi alle 10 del mattino e sotto il sole è davvero bella, penso. Il ricordo del viaggio infernale si attenua ma non svanisce. Tra tre ore devo fare la tratta indietro.
Piccole turiste in città
Sabato 15 novembre 2025
Ieri sera è arrivata Pulce, alias sorellina, per passare a Parigi un lungo fine settimana di vacanza. Abbiamo celebrato il suo arrivo con una cena nella brasserie 750g la table accanto a casa (già testata e apprezzata la prima settimana in città) e stamattina ci siamo alzate piene di energie per cominciare la nostra giornata di turismo parigino. Prima tappa, praticamente obbligata, un saluto alla Tour Eiffel, che per il momento abbiamo visto solo da fuori perché i posti per salire erano terminati.
Una passeggiata, un pranzo ai giardini del Trocadero e una lunga scarpinata lungo la Senna dopo, siamo arrivate ai giardini delle Tuileries e ci siamo sedute a osservare le papere che sguazzavano nell’acqua delle fontanelle, mentre il cielo si addensava di nuvole e si alzava un non troppo piacevole vento gelato. Accanto a noi, un’expat italiana spiegava all’amica che Parigi va saputa amare soprattutto nei giorni come questo, perché è facile apprezzarla con il sole, ma sono ben più numerose le giornate di grigiore e pioggia improvvisa.
E infatti, poco dopo ha cominciato a piovere e dal Louvre ci siamo rifugiate dentro la sede Richelieu della BnF, dove calore e atmosfere hanno risollevato un poco gli umori abbattuti dal maltempo. Uno spicchietto di sole ci ha stanate e spinte a ritentare una passeggiata, ma poco dopo si è abbattuta su di noi una passata d’acqua niente male, che questa volta ci ha costrette per diverso tempo dentro le Galeries Lafayette insieme a praticamente mezza Parigi.
Probabilmente le Galeries sono anche molto belle da girare, quando non si è compresse in mezzo a un enorme massa di turisti in cerca di riparo, noi però non ce le siamo godute particolarmente. Tranne per la buonissima cioccolata della Maison Ladurée, assaporata nella sala del tè all’interno del negozio in un’atmosfera che faceva onore all’haute pâtisserie française ottocentesca, e permetteva di tirare un sospiro di sollievo dalla frenesia delle corsie dell’enorme negozio.
Diminuita finalmente la pioggia, ma tramontato purtroppo anche il sole, siamo uscite a recuperare il secondo viaggiatore di queste vacanze in arrivo da Pisa, per poi dirigerci verso Montmartre e la lunga fila del Bouillon Pigalle (fratello minore del Bouillon Chartier già testato) per guadagnarci infine un tavolo e un’ottima cena nella catena di bistrot più popolare di Parigi: soupe d’oignon, bœuf bourguignon ed œuf parfait sono decisamente approvati anche da questo italianissimo gruppo di viaggiatori.
L’accensione delle luci di Natale
Domenica 16 novembre 2025
Altra giornata densa di turismo per i prodi viaggiatori, ai quali però la cronista di questo diario si è unita solo a momenti alternati, causa eccessiva stanchezza accumulata nei giorni precedenti e pratiche universitarie da sbrigare. Sono comunque riuscita ad accompagnare i viaggiatori nella visita a Notre Dame de Paris, alla quale abbiamo avuto accesso verso l’ora di pranzo senza biglietti, con un fila di circa un’oretta. Come immagino saprete, la chiesa all’interno è stata ricostruita di recente in seguito all’incendio che ha fatto crollare il tetto nel 2019, e ora le volte sono completamente bianche, cosa che crea un po’ di sorpresa e non troppo apprezzamento in chi la visita aspettandosi la tipica atmosfera da luogo di culto antico. A rovinare l’esperienza contribuiscono senz’altro anche i pos sparpagliati qua e là che bippano a ogni candelina accesa e l’enorme negozio di souvenir che occupa la navata laterale in prossimità dell’uscita, messo lì per assicurarsi che i fedeli dimostrino tutta la loro devozione aprendo per bene i portafogli.
Cinismo a parte – ma temo ne troverete parecchio in questi giorni, i luoghi turistici mi danno alla testa – dopo la visita abbiamo fatto qualche passo dentro il quartiere Le Marais per andare a pranzare con delle buonissime crêpes bretoni al grano saraceno (meglio note come galettes) alla Crêperie Elo, un piccolo chiosco con qualche tavolino all’esterno. Croccanti fuori e ben farcite dentro – la mia con formaggio di capra, composta di mele, miele e noci – ci hanno ristorati e hanno dato ai viaggiatori le energie per continuare la passeggiata, mentre la sottoscritta è tornata a casa per una necessaria pausa in preparazione della folla del fine serata.
Al tramonto, infatti, ci siamo ritrovati sotto l’Arc de Triomphe e abbiamo conquistato un posto sugli Champs-Élysées per assistere alla cerimonia di accensione delle luci di Natale, spettacolo di luci e musica che inaugura la stagione natalizia parigina. Compressi nella folla, non è stato facilissimo apprezzare la prima parte di presentazione proiettata sul maxi-schermo, ma quando finalmente le luci si sono accese su ogni albero del viale a ritmo di musica, avviate dalla madrina della serata Léa Seydoux, la vista è valsa tutta l’attesa e la compressione in mezzo alla folla. Carina anche l’esibizione della cantante canadese Charlotte Cardin, che ha cantato e ballato il suo nuovo singolo Tant pis pour elle, anche questo proiettato sul maxi-schermo per chi, come noi, non è riuscito a guadagnare un posto direttamente sotto il palco.
[nell’immagine in evidenza di questa puntata, gli Champs-Élysées dopo l’accensione delle luci]