Quale sapienza salverà il mondo - Azione Cattolica Italiana

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Quale sapienza salverà il mondo! Nella parafrasi delle parole del Principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij, è possibile scorgere una delle attenzioni care a Papa Leone XIV: l’importanza dello studio. In due momenti il pensiero del nuovo Pontefice è emerso in maniera chiara e propositiva.

Il 14 novembre scorso il Papa, incontrando la comunità accademica della Pontificia Università Lateranense in occasione del 253o Anno Accademico, nel suo discorso ha esortato a studiare la fede per incidere sui drammi e le povertà contemporanee e ha incoraggiato la ricerca appassionata della verità.

“Cari amici, oggi abbiamo urgente bisogno di pensare la fede per poterla declinare negli scenari culturali e nelle sfide attuali, ma anche per contrastare il rischio del vuoto culturale che, nella nostra epoca, diventa sempre più pervasivo. In particolare, la Facoltà di Teologia è chiamata a riflettere sul deposito della fede e a farne emergere la bellezza e la credibilità nei differenti contesti contemporanei, perché appaia come una proposta pienamente umana, capace di trasformare la vita dei singoli e della società, di innescare cambiamenti profetici rispetto ai drammi e alle povertà del nostro tempo e di incoraggiare la ricerca di Dio”.
Lo studio deve avere occhi e cuore puntati verso il futuro, senza la paura di lanciarsi nelle sfide contemporanee.

La profezia della reciprocità e fraternità e scientificità nel pensare la fede

La prima è quella della profezia della reciprocità e fraternità: “Oggi, purtroppo, si usa spesso la parola “persona” come sinonimo di individuo, e il fascino dell’individualismo come chiave per una vita riuscita ha risvolti inquietanti in ogni ambito: si punta alla promozione di sé stessi, si alimenta il primato dell’io e si fatica a fare cooperazione, crescono pregiudizi e muri nei confronti degli altri e in particolare di chi è diverso, si scambia il servizio di responsabilità con una leadership solitaria e, alla fine, si moltiplicano le incomprensioni e i conflitti. La formazione accademica ci aiuta a uscire dall’autoreferenzialità e promuove una cultura della reciprocità, dell’alterità, del dialogo”.

La seconda rimanda alla scientificità nel pensare la fede e all’insistenza sulla preparazione culturale dei laici e del clero. Se la vita pastorale delle comunità non è sostenuta da una formazione seria, può diventare sterile, se non proprio controproducente. Afferma il Papa: “Il rischio è quello di scivolare nella tentazione di semplificare le questioni complesse per evitare la fatica del pensiero, col pericolo che, anche nell’agire pastorale e nei suoi linguaggi, si scada nella banalità, nell’approssimazione o nella rigidità. L’indagine scientifica e la fatica della ricerca sono necessarie. Abbiamo bisogno di laici e preti preparati e competenti”.

L’impegno per la costruzione del bene comune

La terza sfida riguarda l’impegno per la costruzione del bene comune: “Il fine del processo educativo e accademico, infatti, dev’essere formare persone che, nella logica della gratuità e nella passione per la verità e la giustizia, possano essere costruttori di un mondo nuovo, solidale e fraterno”.

Ricco di significato è stato l’incontro del 30 ottobre con gli studenti che hanno partecipato al Giubileo del Mondo educativo. In una gremita Aula Paolo VI in un clima di gioia e di festa, nel suo discorso il Papa ha ricordato gli anni nei quali insegnava matematica e ha proposto a studentesse e studenti l’esempio di San Piergiorgio Frassati, studente che “coniò due frasi che ripeteva spesso, quasi come un motto, lui diceva: “Vivere senza fede non è vivere, ma vivacchiare” e ancora: “Verso l’alto”. Sono affermazioni molto vere e incoraggianti. Anche a voi, perciò, dico: abbiate l’audacia di vivere in pienezza. Non accontentatevi delle apparenze o delle mode: un’esistenza appiattita su quel che passa non ci soddisfa mai”.

Tre sfide: sviluppo della vita interiore, umanizzazione del digitale, educazione alla pace disarmata e disarmante

Anche in questa occasione Leone XIV ha proposto tre sfide che impegnano tutti nel Patto educativo globale.
La prima è lo sviluppo della vita interiore, un invito a non vivere la scuola fermandosi alla sola trasmissione di nozioni o competenze, ma a coltivare la dimensione spirituale, emotiva e riflessiva dell’individuo, in un mondo spesso frenetico e superficiale.

La seconda è l’umanizzazione del digitale, che offre opportunità di enormi di studio e di lavoro per cui è necessario come strumenti al servizio della dignità della persona, educando a un uso sapiente che eviti la riduzione dell’individuo a un algoritmo o a un profilo di competenze. A tal riguardo il Papa afferma: “Anche l’intelligenza artificiale è una grande novità – una delle rerum novarum, cioè delle cose nuove – del nostro tempo: non basta tuttavia essere “intelligenti” nella realtà virtuale, ma bisogna essere umani con gli altri, coltivando un’intelligenza emotiva, spirituale, sociale, ecologica. Perciò vi dico: educatevi ad umanizzare il digitale, costruendolo come uno spazio di fraternità e di creatività, non una gabbia dove rinchiudervi, non una dipendenza o una fuga. Anziché turisti della rete, siate profeti nel mondo digitale!”.

La terza sfida è l’educazione alla pace disarmata e disarmante, che insegni a deporre le armi non solo dei conflitti bellici, ma anche quelle delle parole aggressive e dello sguardo che giudica, promuovendo invece i linguaggi non violenti, la riconciliazione e la costruzione di ponti tra le persone e i popoli, rendendo le beatitudini degli “operatori di pace” metodo e contenuto dell’apprendere.

Lo studio e la costruzione di una società più giusta e accogliente

In questi due bellissimi appuntamenti Leone XIV, anche nei momenti informali, non ha mancato di ricordare quanto lo studio sia importante per la crescita umana e spirituale della persona e contribuisca a costruire una società più giusta e accogliente. È un viaggio continuo, che permette di raggiungere le vette del pensiero e la profonda intimità dello spirito. In un’epoca in cui il cambiamento è l’unica certezza, la capacità di apprendere continuamente è la competenza più importante: chi saprà coltivarla non solo rimarrà al passo dell’evoluzione del pensiero e della tecnica, ma potrà dare forma al suo futuro. Studiare è un atto di libertà, la chiave per navigare il domani con consapevolezza e creatività.

Recapiti
Luigi Caravella