Draghi, approccio Ue su IA non competitivo: abbattere barriere - Uspi

Compatibilità
Salva(0)
Condividi

Durante la cerimonia di inaugurazione del 163esimo anno accademico del Politecnico di Milano Mario Draghi, ex presidente del Consiglio ed economista, ha evidenziato i punti critici dell’approccio Ue verso la sperimentazione tech.

Nel suo discorso, Draghi parla di rischi ma anche di opportunità che l’Intelligenza Artificiale (IA) può offrire, della necessità di accogliere una transizione che non è per forza lineare, del bisogno di formazione e costante aggiornamento, della possibilità di sostituzione dell’uomo ma dell’altrettanto formarsi di nuove categorie di lavoratori. 

Nell’excursus storico dell’economista troviamo dunque non solo una critica alle posizioni europee, considerate troppo caute e per questo lente. La legislazione, lenta e poco aperta, come la sperimentazione e gli investimenti, per quanto ingenti, non possono e non riescono a competere con le grandi potenze internazionali che hanno ogni mese novità importanti. Ma apre la strada anche a soluzioni per ridurre il divario che può facilmente ampliarsi tra Ue e altri Paesi.

Un futuro di “stagnazione”: il rischio europeo

“Se c’è un filo conduttore nelle difficoltà dell’Europa a tenere il passo con il cambiamento tecnologico, è la nostra incapacità di gestire questo tipo di incertezza radicale” afferma Draghi. E continua: “Per ragioni storiche e culturali, l’Europa ha spesso adottato un approccio improntato innanzi tutto alla cautela, radicato nel principio di precauzione – l’idea che, quando i rischi di una nuova tecnologia sono incerti, l’opzione più sicura sua rallentare o limitare l’adozione”.

Come già detto lo scorso settembre nel suo Rapporto sulla competitività, Draghi critica la posizione conservatrice delle istituzioni Ue che risulta come un ostacolo all’innovazione. Soprattutto per quanto riguarda l’IA, prodotto diventato sempre più centrale nello sviluppo quanto nell’economia dei Paesi più avanzati.

Nonostante la reticenza dell’Ue, Draghi sottolinea che il progresso tecnologico, a partire dalla Rivoluzione industriale ha determinato il miglioramento del tenore di vita di milioni di cittadini europei. E “le tecnologie rimangono il principale motore della prosperità” oltre al fatto che “le economie avanzate non possono basarsi solo sul lavoro e il capitale per le prosperità, rendendo le tecnologie ancora più centrali”.

L’IA è l’ultimo strumento inventato dall’uomo e messo a disposizione per l’uomo, uno strumento eccezionale per la sua “capacità di diffondersi nell’economia in tempi molto più rapidi rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche”. Per questo farà la differenza chi approccerà quest’invenzione in maniera accogliente o meno. È più facile che la strada della cautela eccessiva e prolungata aumenti la divergenza tra Paesi non solo per la qualità di vita, ma anche a livello economico e lavorativo. 

Navigare, adattarsi, regolamentare

“Negli ultimi vent’anni siamo passati dall’essere un continente che accoglieva le nuove tecnologie, riducendo il divario con gli Stati Uniti, a uno che ha progressivamente retto barriere all’innovazione e alla sua adozione. Lo abbiamo visto nella prima fase della rivoluzione digitale, quando la crescita della produttività europea è scesa a circa la metà del ritmo statunitense e quasi tutta la divergenza è emessa dal settore tecnologico. Ora questo schema si ripete con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale”, fa notare Draghi.

La differenza sta tutta qui e la regolamentazione è un passo fondamentale del progresso. Draghi non sottrae dunque importanza alla regolamentazione. Tuttavia asserisce che “giudicare e regolare in anticipo l’intelligenza artificiale richiede di soppesare una vasta gamma di possibili esiti economici, sociali, etnici, in una situazione in cui la stessa tecnologia si evolve con rapidità”.

È un cambiamento, quello che stiamo vivendo, che convive con l’incertezza radicale. E la soluzione è gestire al meglio questa incertezza per tenere il passo con gli altri Paesi durante quest’era di cambiamento tecnologico. Un tipo di approccio che Draghi vede lontano dalle ultime decisioni prese in campo IA.

“Una politica efficace in condizioni di incertezza richiede adattabilità e la capacità di rivedere le ipotesi, di equilibrare quei pesi e adeguare rapidamente le regole, man mano che emergono evidenze concrete sui rischi e benefici”. Ed “è qui che l’Europa si è inceppata: abbiamo trattato valutazioni iniziali e provvisorie come se fossero una dottrina consolidata, inserendole in leggi estremamente difficili da modificare una volta che il mondo cambia”.

L’articolo Draghi, approccio Ue su IA non competitivo: abbattere barriere proviene da Notiziario USPI.

Recapiti