La Commissione rilancia sull’automotive: le misure proposte e il distacco dal Green Deal - BistonciniPartners

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Bruxelles, dicembre 2025

Background

Martedì 16 dicembre la Commissione europea ha presentato il pacchetto automotive, una serie di misure pensate per il rilancio del settore automobilistico europeo, in linea con il Piano d’azione settoriale presentato lo scorso marzo.

Anche per supportare la preparazione delle misure, nel corso dell’anno la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha istituito il Dialogo Strategico sul futuro dell’industria automotive, un tavolo di comunicazione costante che coinvolge non solo i principali gruppi automobilistici europei, ma anche altri stakeholder quali le associazioni UE dei produttori automobilistici (ACEA), dei consumatori (BEUC) e dei lavoratori dei trasporti (ETF).

Nel corso delle tre riunioni del Dialogo Strategico svoltesi fino a questo momento sono stati affrontati i temi che preoccupano maggiormente l’industria tra cui la produzione di batterie, le flotte aziendali, la semplificazione del quadro normativo e gli standard di emissioni di CO2: tutti temi che trovano spazio all’interno del pacchetto.

Le misure del pacchetto

Il pacchetto è stato presentato dalla Commissione come un insieme di misure volte a “sostenere gli sforzi del settore nella transizione verso una mobilità clean”, rivendicando l’esistenza di una chiara linea green che accomunerebbe gli interventi proposti.

Ed in effetti, la Strategia “Battery Booster”, una delle iniziative che compongono il pacchetto, è da leggere nell’ottica di un ulteriore sostegno allo sviluppo dell’automobile elettrica “made in EU”. La Strategia prevede uno stanziamento di 1,8 miliardi di euro per accelerare lo sviluppo di una catena del valore delle batterie interamente realizzata nell’UE e, nello specifico, 1,5 miliardi di euro sosterranno i produttori europei di celle per batterie attraverso prestiti senza interessi.

Anche la proposta di regolamento per rendere più ecologiche le flotte aziendali punta senz’altro a favorire il raggiungimento dei target climatici di riduzione delle emissioni nette che l’UE si è prefissata di raggiungere attraverso la cd. Climate Law. La proposta infatti impone agli Stati membri – con obiettivi diversi in base alla maturità del mercato e alle condizioni nazionali – di garantire che, dal 2030, una quota specifica delle nuove immatricolazioni di autovetture e furgoni aziendali da parte delle grandi imprese  sia a emissioni zero o a basse emissioni, con un obiettivo secondario separato per i veicoli a emissioni zero.

Misure a sostegno della diffusione delle auto elettriche sono presenti anche in un’altra proposta del pacchetto, il cosiddetto regolamento omnibus sull’automotive che, come le altre proposte della saga “omnibus”, si pone l’obiettivo di semplificare un quadro normativo settoriale, riducendo gli oneri per imprese e consumatori. La proposta istituisce infatti una nuova sottocategoria di autovetture, i piccoli veicoli elettrici della categoria M1 (M1E, definiti sulla base di una lunghezza massima di 4,2 metri) e la Commissione si adopererà per congelare per 10 anni i requisiti di questa categoria, proponendo al contempo incentivi specifici. Sono inoltre previste esenzioni specifiche per i furgoni elettrici. Più business-oriented è invece un’altra disposizione della proposta omnibus, vale a dire la semplificazione di alcuni test previsti dal regolamento Euro 7.

Tuttavia, la proposta del Pacchetto che ha sicuramente fatto più notizia è la revisione degli standard di CO2 per nuove auto e nuovi veicoli commerciali leggeri, un deciso scostamento dalla linea tracciata dal Green Deal della prima Commissione von der Leyen

Gli standard di Co2: una partita mai realmente chiusa

Il regolamento 2023/851 ha introdotto, tra le altre disposizioni, un obiettivo concreto, quanto fortemente simbolico: a partire dal 2035, tutte le nuove auto e i nuovi veicoli commerciali leggeri immessi sul mercato dovranno essere a emissioni zero (riduzione del 100% delle emissioni rispetto ai livelli del 2021). In sostanza il quadro normativo attuale preclude l’immatricolazione di nuovi veicoli con motore endotermico dal 2035, indicando la strada dell’elettrificazione: una decisione che impatta in maniera evidente l’attività dei produttori.

La proposta di revisione degli standard di cui al pacchetto automotive introduce invece una lieve ma sostanziale modifica allo status quo. La Commissione, infatti, tornando parzialmente sui suoi passi, propone che a partire dal 2035 l’obiettivo di riduzione delle emissioni allo scarico per le nuove auto e i nuovi veicoli commerciali leggeri sia fissato al 90%, rispetto al 100% attualmente previsto[1]: di fatto, anche i veicoli con motore a combustione interna potranno continuare ad essere presenti sul mercato dopo il 2035. Il restante 10% delle emissioni dovrà infatti essere compensato attraverso specifici meccanismi che terranno conto, con riferimento alle auto immesse sul mercato, sia dell’impiego di acciaio a basse emissioni di carbonio prodotto nell’UE, sia dell’utilizzo di e-fuels e biocarburanti. Per i furgoni è inoltre concessa una ulteriore flessibilità, con una diminuzione dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO₂ al 2030 dal 50% al 40%.

La modifica è sicuramente significativa e l’iniziativa scardina il principio del passaggio totale all’elettrico dal 2035, una delle iniziative simbolo del Green Deal.

È utile ricordare, inoltre, che il tema degli standard delle emissioni era già stato affrontato lo scorso aprile, con riferimento agli obiettivi di riduzione assegnati ai produttori. In quell’occasione, la Commissione ha presentato una modifica mirata — successivamente approvata ed entrata in vigore — che prevede che il rispetto dei target non sia più verificato su base annuale, come previsto inizialmente dal regolamento 2023/851, ma, per il primo triennio (2025-2027), sulla media delle prestazioni complessive dei tre anni. Ciò consentirà ai produttori di compensare eventuali sforamenti registrati in un singolo anno con risultati migliori negli altri, purché la media delle emissioni nel triennio rimanga entro i limiti stabiliti, evitando così

È utile ricordare, inoltre, che il tema degli standard delle emissioni era già stato affrontato lo scorso aprile, con riferimento agli obiettivi di riduzione assegnati ai produttori. In quell’occasione, la Commissione ha presentato una modifica mirata — successivamente approvata ed entrata in vigore — che prevede che il rispetto dei target non sia più verificato su base annuale, come previsto inizialmente dal regolamento 2023/851, ma, per il primo triennio (2025-2027), sulla media delle prestazioni complessive dei tre anni. Ciò consentirà ai produttori di compensare eventuali sforamenti registrati in un singolo anno con risultati migliori negli altri, purché la media delle emissioni nel triennio rimanga entro i limiti stabiliti, evitando così l’applicazione di sanzioni pecuniarie. Una modifica fortemente sollecitata dall’industria, alla luce di un andamento delle vendite dei veicoli meno inquinanti — in particolare quelli elettrici — inferiore alle aspettative iniziali.

I prossimi passi

Tutte le proposte legislative saranno ora discusse da Parlamento e Consiglio ed è lecito prevedere che, a livello politico, sarà proprio quella sulla riduzione degli standard delle emissioni a far emergere le maggiori discussioni.

A livello di Stati membri, prima ancora che il pacchetto venisse presentato, il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, aveva scritto una lettera indirizzata alla presidente von der Leyen, scongiurando un possibile passo indietro sulle norme di emissione. La proposta è stata invece accolta con favore da diversi leader UE, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

In Parlamento, il pacchetto è stato discusso in plenaria poco dopo la sua presentazione e ha una buona accoglienza da parte delle forze di centrodestra (PPE, ECR e PfE, anche se non sono mancante richieste di una maggiore apertura tecnologica), a fronte dell’opposizione di quelle di centrosinistra (S&D, Verdi e The Left, favorevoli invece ad altre misure come quella sulle flotte aziendali); più difformi gli interventi degli esponenti del gruppo dei liberali, Renew, che da un lato hanno riconosciuto il futuro elettrico dell’industria e dall’altro hanno criticato la mancanza di apertura verso le tecnologie alternative.

Alla luce della peculiare situazione politica all’interno dell’emiciclo — la maggioranza che ha conferito il secondo mandato a Ursula von der Leyen (PPE–Renew–S&D–Verdi) è stata più volte battuta, in sede di votazioni, da una maggioranza alternativa di centro-destra — appare difficile prevedere un percorso negoziale lineare e un rapido raggiungimento dell’accordo.


[1] Nello stesso ambito è stata presentata anche una modifica mirata degli attuali standard per i veicoli pesanti (HDV) che consente ai costruttori di accumulare più crediti di emissione prima del 2030 rispetto alle norme attuali. In base alla proposta, i crediti potrebbero essere generati non solo seguendo una traiettoria lineare di riduzione, ma ogni volta che le emissioni di CO₂ risultano inferiori all’obiettivo annuale fissato.

Recapiti
Simone Vellucci