L’avevo conosciuto pochi anni fa, quando mi aveva cercato perché era interessato al progetto olio di Slow Food. Era interessato a tutelare gli appezzamenti di olivi che stava acquisendo un po’ alla volta da quando era rimasto folgorato dalla passione per l’oliveto e l’olio, che produceva con grande sapienza.

Un percorso che in breve tempo lo aveva portato a collaborare con noi per la salvaguardia del territorio e del paesaggio che amava molto, secondo solo al sentimento che nutriva per Martina e per la bambina che fra poco avrebbe potuto tenere fra le braccia.

È difficile raccontare, nel 2025, che Luigi Ruffo per un incidente sul lavoro non potrà più seguire le sue passioni e la tutela degli antichi uliveti che conduceva e che erano inseriti nell’elenco del Presidio Slow Food degli Olivi secolari. Proprio recentemente ci aveva raccontato di un nuovo appezzamento che stava ripulendo da anni di incuria, scoprendo via via alcune marogne, come localmente sono chiamati i muretti a secco, straordinariamente conservati e di cui si era innamorato. Come era innamorato degli olivi di grignano, favarol, casaliva che coltivava e come era innamorato della conversazione e dello scambio di idee sul suo lavoro, attento e curioso per tutto ciò che chi gli era di fronte poteva trasmettergli. Soprattutto condividendo un calice di Riesling, vino che amava aprire quando lo andavi a trovare.

Era un produttore attento, preciso e amava sporcarsi le mani con la terra: proprio domenica scorsa si era scusato quando, arrivando in ritardo ad una manifestazione di Slow Food, si era giustificato dicendo che aveva approfittato per andare in campagna a trattare le sue piante, perché la campagna non aspetta

Ciao Luigi, voglio ricordarti così, seduto nel tuo stand a Torri del Benaco, appassionato narratore del tuo olio.

Mauro Pasquali