Barbara Nappini: abbiamo bisogno di un’Europa che nutre, non che spara
La nuova Politica agricola comune dell’Unione europea taglia il futuro dell’agricoltura per finanziare le spese militari a scapito della biodiversità, della sovranità alimentare e degli ecosistemi.
Nella proposta di riforma della Pac (Politica agricola comune) 2028-2034 si prevede un taglio consistente delle risorse destinate al settore primario pari al 22% (al netto dell’inflazione): 386 miliardi di euro dell’attuale programmazione ai 302 della prossima. Una riduzione che colpisce l’agricoltura in un momento storico decisivo per il suo cambiamento a favore dell’ambiente e della salute dell’uomo.
La trave nel piatto è che, dovendosi dare delle priorità, l’Europa ha marginalizzato l’agricoltura a favore degli armamenti: 650 miliardi nel comparto bellico è il totale ipotizzato da Ursula von der Leyen. Più fucili e meno agricoltura: soprattutto quella migliore. Infatti i primi tagli, in un contesto di contrazione dei fondi, sono quelli relativi agli impegni obbligatori per clima e ambiente.
L’Europa si candida a favorire politiche di guerra invece che costruire un sistema alimentare più equo e durabile in un contesto di crisi ambientali senza precedenti. In Italia, un territorio ricco e fragile, stiamo fronteggiando una drammatica perdita di biodiversità, un consumo di suolo insostenibile nelle pianure mentre le aree collinari e montane soffrono di abbandono, il dissesto idrogeologico è cronaca ordinaria e chi fa un’agricoltura integrata con gli ecosistemi, spesso nelle aree interne, è definito “eroico”, perché la fa nonostante l’assenza di una strategia lungimirante e costruttiva su quei territori.
Eppure, promuovere la convergenza tra le regioni e sostenere i territori più svantaggiati sarebbe un principio sancito dal trattato costitutivo dell’Unione europea. Attualmente invece si continua a pianificare la produzione sulla base di accordi commerciali più che in funzione delle reali necessità alimentari dei popoli: questa non è sovranità alimentare. Non è un caso che il settore della zootecnia industriale, ad esempio, sia sostenuto nella proposta della Commissione con un aumento fino al 20% delle risorse destinate ai pagamenti accoppiati che andranno in particolare alle colture proteiche destinate ai mangimi.
In un momento in cui il cibo è usato anche come strumento di guerra, è evidente il suo potere strategico: scegliere di generare una politica agricola che tuteli la biodiversità, nutra con cibo di qualità gli esseri umani, sostenga le pratiche più rispettose degli ecosistemi e garantisca un reddito equo ai contadini, significa contribuire a generare un sistema alimentare migliore e, in definitiva, immaginare “un’altra idea di mondo”.
Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia
da Il Fatto Quotidiano del 18 agosto 2025
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