La fabbrica degli eventi è una ruota del criceto (con lodevoli eccezioni)
Con la cultura si mangia? So di per certo che senza cultura non si mangia futuro
di Aldo Bonomi Microcosmi – Il Sole 24 Ore
Il presidente di Federculture Andrea Cancellato guardando al tempo agostano mi dice: l’attività culturale se non ha un progetto diventa intrattenimento. Detto senza spocchia da kultur. Con quel realismo di chi presiede un tentativo di fare nuova rappresentanza dei tanti che fanno e mangiano con la cultura lavorando nella società dello spettacolo. Strabismo da rappresentanza per tenere assieme direttori e lavoratori di prestigiosi musei che si riuniscono a Ravello e i numeri appena sfornati da Unioncamere che ci dice che lo stacco agostano mobilita 41mila imprese che dai mari ai monti sono al lavoro per festival, discoteche, centri fitness, eventi e sagre, correndo nella ruota del criceto dell’eventologia.
Realismo nel cercare di scomporre e ricomporre quel rovesciamento epocale della composizione sociale per cui la società dello spettacolo, la cultura, non è più sovrastruttura, ma struttura da cui partire e raccontare questa nuova civilizzazione. Chissà cosa ne penserebbe il filosofo con la barba che guardava il pianista e le ballerine come lavoratori senza opera che citavo nel Distretto del piacere, raccontando di cubiste e quelli vestiti da Topolino nei parchi a tema. Era Rimini diventato oggi una piattaforma di spiaggiati da Jesolo a Gallipoli. Salita al cielo per i costi degli ombrelloni e come resistenti alla Bolkestein nel caldo agosto. Parrà strano citare un evento di una notte in spiaggia al Demanio Marittimo di Senigallia. Qui da anni una eretica eventologa, Cristiana Colli, e un urbanista eventologo, Pippo Ciorra, convocano creativi e studiosi ad un seminario di studio non per bagno notturno e musica, ma guardando al mare corto da cui si vede il frammentarsi e ricomporsi di ciò che chiamavamo Iugoslavia. Ci si confronta facendo del mare una realtà aumentata partendo dal nostro Salone del Mobile, celebrando Il Leone e la Volpe, libro dialogo tra Leonetti e Volponi o come quest’anno dall’abitare con l’università di Belgrado e di Sarajevo che tragicamente, hanno anticipato l’urbanicidio che vediamo in Ucraina e Gaza. Per una sola notte si recuperano memorie di Adriatico insegnate da Sergio Anselmi a Senigallia, dal Breviario Mediterraneo di Matvejević per poi incontrare l’epopea della civiltà materiale di Braudel. Citazioni colte che si mettono in mezzo allo iato tra progetto e intrattenimento. Che ha spinto la Colli a realizzare una opera che ben si incunea nelle ambivalenze della società dello spettacolo. Titolato Mar Adriatico ha curato un tomo di 600 pagine in questa epoca di flussi da turistizzazione del mondo, facendone un progetto editoriale, turistico e culturale di racconto della piattaforma adriatica. Con mappe il suo andare per territori scaricando a terra la realtà aumentata con immagini iconiche che rimandano al sentire, con progetto mettendo assieme da Trieste a Santa Maria di Leuca gli inquieti che fanno cultura e storia del territorio in metamorfosi, dando così voce e racconto ai tanti che hanno imparato dalla Storia. Immemorare, ricordare il futuro, direbbero Bloch e Benjamin. Che penso abbia alimentato il programma-progetto di un comune polvere, Volpedo, 1130 abitanti che ha convocato quattro giornate di confronto sul Cammino dei lavoratori (11-14 settembre) facendo “della irruzione del presente una esigenza che viene dal passato”: lo studio museo del pittore Pelizza da Volpedo. Quello del Quarto Stato in cammino dai campi e dalle officine. Grande opera interrogante il salto d’epoca ‘800-‘900. In una opera precedente oggi al museo di Brera l’aveva denominata La fiumana. Come ci manca oggi un Pelizza da Volpedo! per dipingere la nuova fiumana di composizione sociale. Tratteggiata nella piazzetta del Quarto Stato partendo dalla coscienza di luogo del Piemonte sud comunità/lavoro, manifattura, logistica, finanza, cammino di genere delle lavoratrici, metamorfosi delle rappresentanze sui temi dei diritti. Infine, si chiude cercando risposte da dove sono partito con il presidente di Federculture: con la cultura si mangia? So di per certo che senza cultura non si mangia futuro. Confortato da un microcosmo peripatetico che finisce in montagna. In quella Valcamonica che va dalla località Premium di Ponte di Legno ai piccoli comuni che guardano il lago d’Iseo dove il grande artista Christo ci ha fatto camminare sulle acque e a Brescia dove arrivando dall’Oceano Indiano Tata ha comprato Iveco. A Rogno negli stessi giorni di Volpedo si terrà la festa “fondata sul lavoro” della Cgil. La giovane segretaria ha invitato Landini a seguire il cammino dei lavoratori dall’Iveco a quella vallata in metamorfosi dove il tondino di ferro si confronta con la fiumana dei turismi, dell’intrattenimento e del lavorare ed abitare e vivere le nuove “fabbriche territoriali”.