«Voi stessi date loro da mangiare» - Azione Cattolica Italiana

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«La fede è più un cammino,
un viaggio nel profondo,
che un solido castello».
T. Halìk, Il Sogno di un nuovo mattino,
Milano 2024.

La moltiplicazione dei pani e dei pesci, icona biblica che sta accompagnando il divenire del triennio associativo, suggerisce alcuni intrecci preziosi con il Progetto formativo dell’Azione cattolica italiana, Perché sia formato Cristo in voi.

 «Si avvicinarono i discepoli» (Mt 14,15) rimanda evidentemente a una dinamicità. L’azione educativa nasce anzitutto da un desiderio di accorciare le distanze per costruire una relazione. La formazione in Ac è un viaggio, la coscienza il luogo della sintesi (cf. Pf p. 21). I discepoli e il Maestro, a Tabga e oggi, sono invitati a mettersi in ascolto di una realtà in cambiamento, e a decidere di abitarla lasciandosi cambiare. Nasce così, nel reciproco accompagnarsi, nella relazione educativa, la ricerca di senso, che è autenticamente religiosa se trova la risposta nell’Altro.

Intravedere, il verbo più onesto

Educare in Ac non può ignorare che la sua opera mira ad una ricerca di Dio che è comunque mascherata nelle svariate circostanze umane. Serve uno sguardo contemplativo (cf. Pf p. 67). Il verbo più onesto e umile sembra sia intravedere. Occorre rinunciare alla pretesa di una piena visuale, per andare incontro a tutti con gradualità, saggezza, coraggio. Nello sviluppo dell’opera, la consapevolezza si acquisisce man mano si procede: inizialmente è attrazione esercitata da comunità coinvolgenti o da testimoni appassionati, poi, man mano, si intuisce che c’è qualcosa che va oltre l’attrazione, che scalda mente e cuore: si scopre la fonte del fascino: la bellezza del volto di Dio

«Li diede ai discepoli e i discepoli alla folla» (Mt 14,19) L’educatore in Ac è chiamato a diventare apostolo che riceve dalle mani del Maestro il peso specifico di una responsabilità che è servizio, chiamata a sporcarsi le mani non solo con la farina del buon pane, ma anche con la fatica e l’ansia degli affamati. S’impone una vera conversione missionaria,attraverso la quale si diventa gradualmente capaci del Suo sguardo; ci si lascia coinvolgere ragionamenti, affetti e volontà e si capisce che al dono di Dio si risponde con la vita: non è più possibile vivere come prima.

Per rispondere alle impellenze dell’uomo «cinque pani e due pesci» (Mt 14,17) sono chiaramente un linguaggio a dir poco alternativo al convenzionale alfabeto dell’efficientismo, ma, nella missione educativa, ascoltare gli altri è ospitalità linguistica (cf. Pf p. 69): no alle strategie, sì alla fatica di imparare la lingua dell’altro. Si scopre e si impara così la nuova lingua che il Signore già sta parlando.

Riscoprire la vocazione con gratitudine e gioia

La cura e la passione nella formazione è un compito arduo e paziente; è un cammino che si fa compagnia nel comune discepolato di Gesù Cristo per poi diventare testimoni e missionari della sua Parola. Su questa strada ciascuno riscopre, con gratitudine e gioia, la propria vocazione per condividere con responsabilità il proprio carisma. In quest’ottica la formazione è un continuo invito alla conversione, interpellando la profondità dell’umano per rinnovare sempre l’adesione totale a Cristo e al suo Vangelo.

Così si esprimeva Vittorio Bachelet durante l’Assemblea del 1970: «La nostra associazione ha come suo compito quello di formare le coscienze e di far costante riferimento ai principi che se – come la fratellanza universale e la pace fra gli uomini – sono principi radicatamente cristiani, si rendono sempre più urgenti come principi indispensabili per la salvezza dell’umanità».

Verso l’alto per conoscere Gesù e decidersi per Lui, per riconoscere in Lui il volto del Padre; e crescere nella novità dello Spirito, condividendo la scommessa della fraternità e rinnovando con fiducia la chiamata a farci discepoli-missionari, fedeli al Vangelo e alla vita.

Recapiti
Collegio centrale degli assistenti